Nel corso di un’operazione di M&A, BDC LEGAL, si è confrontato con una fattispecie di particolare interesse: nell’ambito di una operazione di scissione, la società target, costituita in forma di S.p.A., aveva deliberato l’annullamento delle proprie azioni senza riduzione del capitale sociale, richiamando la Massima n. 37 della Commissione Società del Consiglio Notarile di Milano. Da questo caso concreto nasce una riflessione di carattere generale su una tecnica societaria che, se correttamente applicata, consente una notevole flessibilità nelle operazioni straordinarie.
Il punto di partenza è il quadro normativo in materia di azioni proprie. Il codice civile disciplina l’acquisto di azioni proprie e ne prevede i limiti (2357 c.c.), imponendo la costituzione di una riserva indisponibile di importo pari al valore delle azioni detenute dalla società, riserva che viene meno al momento dell’annullamento (art. 2357 ter c.c.). La riduzione reale del capitale sociale, con il conseguente diritto di opposizione dei creditori, trova invece applicazione solo quando l’operazione incide sul capitale nominale (2445 c.c.). Ed è proprio su questo aspetto che interviene la Massima n. 37, chiarendo che l’annullamento di azioni proprie non comporta una riduzione del capitale sociale quando le azioni proprie sono prive di valore nominale, oppure quando il valore nominale viene contestualmente eliminato. In tali ipotesi, infatti, l’operazione si risolve in una diversa ripartizione del capitale tra le azioni residue, senza rimborso ai soci né liberazione dagli obblighi di conferimento.
Accanto al profilo tecnico, assume rilievo decisivo il tema della trasparenza informativa. La giurisprudenza ha chiarito che, quando i soci deliberano una riduzione del capitale mediante annullamento di azioni proprie, gli amministratori sono tenuti a indicarne in modo puntuale le ragioni e le modalità già nell’avviso di convocazione, a svilupparle compiutamente in assemblea e a rendere esplicite le motivazioni di eventuali operazioni contestuali. La mancanza di chiarezza può determinare un’asimmetria informativa a danno dei soci di minoranza e giustificare, nei casi più gravi, la sospensione dell’efficacia delle delibere assembleari.
Questa fattispecie dimostra come, nelle operazioni di M&A, il corretto coordinamento tra tecnica societaria, prassi notarile e orientamenti giurisprudenziali sia essenziale per coniugare esigenze di flessibilità operativa con un’adeguata tutela degli interessi di soci e creditori.
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